domenica 16 novembre 2014

Pioggia, FRANE e disastri. Solo «eventi straordinari»?


La frase «rischio idrogeologico» evoca sempre paura e indignazione. Paura perché presuppone il rischio di possibili disastri naturali (se ne vedono tanti in giro...), indignazione perché tali disastri sono quasi sempre accompagnati da immense polemiche sulla cattiva gestione del territorio. Eventi che, purtroppo, non possono più essere considerati «straordinari» poiché i dati scientifici ne dimostrano la sempre maggiore frequenza.

Pochi giorni fa, a causa delle piogge straordinarie che si sono verificate, mentre a Sesto Calende, Laveno Mombello, Luino, Arona etc. esondava il Lago Maggiore, a Comabbio si verificavano consistenti allagamenti sulla Superstrada (con il tracciato chiuso al traffico per ore) che hanno danneggiato anche alcune proprietà private, ma anche piccoli disastri in via Busen, con le griglie di scolo dell'acqua piovana che, stracolme di detriti, non ce la facevano più, trasformando la via in un torrente in piena. I torrenti (quelli veri) erano a tal punto saturi di detriti che a malapena riuscivano a portare l'acqua da monte a valle. Le condutture che trasportano l'acqua si sono dimostrate, spesso, inadeguate, causando l'«esplosione» di alcuni tombini. Tutto ciò è stato ampiamente documentato dai cittadini, alcuni dei quali ci hanno telefonato, allarmati, proprio nel mentre che succedevano questi eventi.

Il 17 maggio di quest'anno, su questo stesso sito internet, avevamo già segnalato il problema di via Busen, inascoltati (clicca qui). Avevamo fatto notare che le griglie di scolo non erano adeguate e che il torrente che scorre a ridosso della strada necessitava di un intervento di pulizia.

Poche settimane prima degli eventi qui riportati, avevamo fatto un'ispezione, per verificare lo stato dei corsi d'acqua che da monte trasferiscono le acque a valle, e avevamo accertato che la situazione era, effettivamente, molto rischiosa.

Visti, dunque, i recenti fatti, abbiamo deciso di scrivere un'interrogazione al sig. Sindaco nella quale chiediamo delucidazioni sia riguardo l'accaduto a Comabbio, sia circa l'esistenza o meno di un piano per far fronte ai disastri.

Abbiamo scoperto, infatti, che la frana che si è staccata dalla Pelada nel 2003 non era per niente un «fatto sporadico». In uno studio del 2003, allegato del Piano di Governo del Territorio del 2005, viene riportata una mappa nella quale sono segnati di colore differenti le zone a più o meno alto rischio di frane. In rosso sono segnate le aree denominate ad «alta pericolosità». E queste aree corrispondono a tutta la zona alta della Pelada, fra cui il luogo in cui si staccò la famosa frana che per poco non causò un disastro di proporzioni epiche. 



Ci chiediamo: ma se è noto che il territorio comabbiese è soggetto a frane (come è chiaramente scritto nel documento citato), come mai non si provvede a fare una regolare manutenzione (o una ri-progettazione) di tutto il sistema di scolo delle acque piovane? Dobbiamo forse attendere disastri peggiori prima di accorgerci che uno degli elementi fondamentali per evitare le frane sia proprio il corretto deflusso delle acque piovane? Non serve avere un geologo a portata di mano per conoscere questo semplice assunto.

Al primo evento straordinario (le piogge di questi giorni) si è potuto testare il livello di efficienza del sistema di scolo. Ma soprattutto, si è testata la prontezza con la quale l'Amministrazione è intervenuta: per ore, l'unico che, con un badile in mano e sotto la pioggia battente, si sia messo a pulire le griglie e i tombini in via Busen è stato un volenteroso privato cittadino, che ha atteso ore prima che qualcuno del Comune giungesse ad aiutarlo.  

Ci chiediamo: a parte l'inefficienza manifesta del sistema di scolo delle acque piovane, qual è il piano d'intervento elaborato dall'Amministrazione in caso di eventi quali frane, smottamenti, allagamenti o persino alluvioni? La Protezione Civile di Comabbio è addestrata a tal scopo? E' adeguatamente attrezzata? Esistono specifiche convenzioni con enti ed istituzioni? Chi abita in zone che lambiscono aree ritenute «ad alta pericolosità» lo sa? E' stato informato del rischio? Sa cosa deve fare in caso succedesse qualcosa? 

Questo non è fare allarmismo (come tempo fa si sentì rispondere un cittadino che disse queste stesse cose all'Amministrazione in carica pochi mesi prima che si staccasse la frana), è semmai eccesso di zelo. Ma meglio eccedere nello zelo che non sollevare per niente la questione! 

La giustificazione che ci è stata data dall'Amministrazione è stata: «Siamo stati presi alla sprovvista». Progettare piani d'intervento e tener conto della sempre maggior frequenza di questi eventi (nonché della suscettibilità del nostro territorio ad eventi di ben maggiori proporzioni), serve, appunto, ad evitare di «essere presi alla sprovvista».  

Come sempre, avremo cura di pubblicare su questo stesso sito internet la risposta che ci giungerà dall'Amministrazione, entro 60 giorni come prescrive il Regolamento. Ma nel frattempo, è bene che i cittadini sappiano che la questione è stata sollevata.

Il nostro capogruppo dott. Dario Leoni si è già messo a disposizione dell'Amministrazione, nella sua qualità di Geologo abilitato. La sua provata esperienza nel settore sarebbe sicuramente d'aiuto ad affrontare il problema e a trovare una soluzione. 


Anche perché continuerà a piovere...

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